Il brutto anatroccolo

il brutto anatroccolo fiaba illustrata
Ottobre 26, 2016

Il brutto anatroccolo

ll brutto anatroccolo: fiaba di Andersen che insegna a credere in noi stessi

Il brutto anatroccolo è una fiaba di Christian Andersen, pubblicata per la prima volta nel 1843 e inclusa, l’anno successivo, nella raccolta di fiabe di Andersen “I nuovi racconti”.

Questa fiaba per bambini illustrata da Caroline Brophy Kranz porta degli insegnamenti molto importanti. Insegna innanzitutto a credere in se stessi, perché ognuno di noi può essere importante a modo suo.
“Il brutto anatroccolo” è una fiaba per sensibilizzare alla diversità, tramite un racconto fluido e dolce, che ha fatto il giro del mondo.
Oggi la vicenda del brutto anatroccolo è una delle più famose e lette in ogni parte del globo.
Leggiamo ancora insieme la fiaba illustrata per bambini di C. Andersen, in questa versione adattata e originale.


Il brutto anatroccolo – Hans Christian Andersen

Illustrazioni di Caroline Brophy Kranz ; ultima illustrazione di Mirella Mariani.

Era arrivata l’estate: i campi erano gialli per le spighe di grano, il fieno profumava tutta la campagna.
In un rifugio ombroso, vicino al laghetto, mamma anatra covava le sue uova.
“Che ore sono?”, diceva tra sé e sé. “Tra poco le uova dovrebbero schiudersi! Non vedo l’ora di abbracciare i miei piccoli anatroccoli”.

Non passò molto che…
PIP!
Il primo uovo si schiuse.
PIP!
Il secondo uovo si schiuse, e così anche il terzo, il quarto e il quinto.
PIP! PIP! PIP!

L’uovo più grosso di tutti, però, non sembrava voler aprirsi. “Che strano”, pensò mamma anatra e si rimise a covarlo per un altro giorno intero.
Alla fine, la mattina dopo….
PEEEP!
Anche l’ultimo uovo si schiuse, ma il piccolo che ne venne fuori era l’anatroccolo più brutto che si fosse mai visto.
Era grigio, spennacchiato e tutto arruffato.

il brutto anatroccolo

“Ma che brutto anatroccolo!”, gli disse mamma anatra. “Non sarai mica un tacchino? Vi porterò tutti al fiume a nuotare. I tacchini hanno paura dell’acqua e scopriremo subito se lo sei o no!”.

Quando arrivarono al laghetto, tutti gli anatroccoli saltarono in acqua felici, compreso il brutto anatroccolo.
La mamma era già più sollevata. “Almeno non sei un tacchino!”, sospirò. Anzi, il piccoletto nuotava vivace e veloce, quasi meglio dei suoi fratellini.

Piano piano iniziarono ad arrivare altre anatre, con i propri figlioletti. Tutte fecero i complimenti a mamma anatra.
“Che begli anatroccoli! L’unico ad essere brutto è quello là, grigio e sgraziato. Perché non lo abbandoni?”
“Mai!”, rispose arrabbiata mamma anatra. “Lui è mio figlio, non importa se è un po’ bruttino, forse con il tempo migliorerà. E poi è educato e bravo a nuotare, non vi permetterò di offenderlo. Venite, piccoli, andiamo via”.
Detto questo, portò via i suoi figlioletti dal lago. 

il brutto anatroccolo
Col passare dei giorni, però, le cose per il brutto anatroccolo non migliorarono.
I suoi fratellini non volevano giocare con lui, perché era troppo goffo. Tutte le altre anatre e gli animali del cortile (mucca, cavallo e maiale) lo prendevano in giro.
Mamma anatra cercava di consolarlo, ma lui si sentiva brutto e non accettato ed era molto molto triste.

il brutto anatroccolo

Un giorno, stanco della situazione, decise di scappare via.
Alcuni uccelli, vedendolo, scapparono via volando. “Sono così brutto, che faccio paura”, pensò il piccolo, piangendo.
Si mise quindi in cammino e a ogni animale che incontrava, faceva questa domanda: “Scusate, conoscete degli anatroccoli grigi e con le piume scarduffate come le mie?”
“Mai visto qualcuno brutto come te”, gli rispondevano quelli, con cattiveria.

Alla fine, scoraggiato, si rifugiò tra le canne, insieme ad alcune anatre selvatiche che acconsentirono a lasciargli un po’ di spazio.
“Me ne starò qui nascosto e non uscirò più”, pensò il piccolino e si addormentò sfinito.

* BAU BAU BAU! *

Dei forti latrati lo fecero svegliare di soprassalto. “Scappa, presto! Ci sono i cacciatori”, gli gridarono le anatre selvatiche.
Si sentivano gli spari dei cacciatori e l’abbaiare dei loro cani da caccia. Il brutto anatroccolo fece appena in tempo a svolazzare via, prima che un grosso cane lo acciuffasse.

il brutto anatroccolo

Come se non bastasse, iniziò a piovere. Il brutto anatroccolo correva tra campi e prati, bagnato e stanco. Alla fine entrò in una casa che aveva la porta socchiuso. Dentro era caldo e asciutto e l’anatroccolo si fermò un po’ a riposare.
Era la casa di una vecchia donna, che viveva con un gatto e una gallina poco ospitali.
Appena lo videro, sbuffarono: “Che noia, un nuovo arrivato. Adesso dovremo dividere il nostro cibo con lui!”
La vecchia, invece, fu tutta felice. “Un’anatra, che bello! Adesso mi farà le uova ogni giorno”.
Decise quindi di tenerlo con sé, chiudendolo in una gabbietta.

il brutto anatroccolo fiaba

I giorni passavano, ma il piccolo non deponeva neanche un uovo.
Il gallo e il gatto allora si avvicinarono alla sua gabbietta. “Se non fai le uova, la nostra padrona ti cucinerà in pentola!”, gli disse il gatto, leccandosi i baffi.
“Sei per caso un tacchino?”, chiese il gallo.
“Non lo so”, rispose preoccupato l’anatroccolo. “Vi prego, liberatemi!”
I due, dopo averci pensato un po’ su, ebbero pietà di lui e aprirono la porticina della gabbia.
Dopo averli ringraziati, il piccolo volò via in un batti baleno.

Era arrivato l’autunno: le foglie diventavano rosse e cadevano dai rami.
Erano giorni che il brutto anatroccolo non nuotava e ne aveva una gran voglia. Arrivato al ruscello, vide dei bellissimi ed eleganti uccelli che facevano il bagno.
Erano i candidi cigni, bianchi e aggraziati.
“Oh quanto vorrei essere bello come loro!”, pensò il piccolo anatroccolo sconsolato.
In quel mentre i cigni spiccarono il volo.

il brutto anatroccolo

Arrivò l’inverno, freddo e pungente.
L’anatroccolo faceva tutti i giorni un po’ di esercizi nel ruscello, per riscaldarsi. L’acqua intorno a lui, però, si ghiacciava sempre di più, fino a bloccarlo.
L’anatroccolo aveva troppo freddo per riuscire a volare via e svenne.

Un contadino che passava di lì lo vide così infreddolito e debole, che decise di portarlo a casa con sé.
Quando il piccolo riprese i sensi, si trovò davanti i bambini del contadino, che volevano giocare e accarezzarlo.
Temendo che volessero fargli del male, però, l’anatroccolo iniziò a piangere e sbattere le ali.
Faceva un gran baccano e i bambini iniziarono a ridere a crepapelle. Il piccolo non riusciva a trovare una via d’uscita, così finì nel secchio del latte, nel burro e infine nel sacco della farina! Sembrava un anatroccolo impanato!
Alla fine, il contadino gli aprì la porta di casa e lo fece volare via.

Spaventato, quello volò veloce in un buco della neve e lì rimase nascosto, per tutto l’inverno.
Il freddo fu duro da sopportare e il piccolo patì la fame e la solitudine.

Un bel giorno, però, gli uccellini iniziarono a cantare: “CIP CIP è arrivata la primavera!”.
Tutta la natura rinasceva con fiori, canti e colori. Il brutto anatroccolo uscì felice dal suo rifugio.
“Il ruscello si sarà sghiacciato”, pensò. “Ho proprio voglia di nuotare un po’!”.
E così volò verso il ruscello e, con sua grande sorpresa, dopo pochi attimi era già lì. Le sue ali erano cresciute ed erano forti e robuste.
Quando giunse sulla riva, vide i bellissimi cigni che giocavano tra loro con l’acqua.
Intimorito, stava per andarsene, quando uno di loro gli sorrise, salutandolo.
L’anatroccolo sgranò gli occhi, ma quando li abbassò nell’acqua e vide il suo riflesso, rimase senza parole.
Non era più il brutto e goffo anatroccolo grigio, ma era diventato un bellissimo e candido cigno!

il brutto anatroccolo

Dalle case vicine, accorsero grandi e piccini per andare a osservare gli stupendi cigni.
“Ma che bello!” “Che cigno stupendo!”, si complimentavano.

Il brutto anatr… anzi, il bellissimo cigno era stupito e imbarazzato: non aveva mai ricevuto prima tutti quei complimenti.
Dopo tanto  tempo, finalmente era felice e ammirato, insieme ai suoi nuovi amici che lo accettavano per quello che era.

Il brutto anatroccolo morale

La fiaba di Andersen “Il brutto anatroccolo” insegna a non demoralizzarsi, a non perdere le speranze, anche se tutti ci prendono in giro. Come l’anatroccolo, da brutti e goffi potremo diventare belli, crescere e trovare il nostro posto nel mondo.
Spesso gli altri sanno essere cattivi, escluderci dalle loro amicizie e farci sentire soli, ma prima o poi troveremo chi sa volerci bene sinceramente, per quello che siamo.

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