Gatto e topo in società

gatto e topo in società
Novembre 16, 2016

Gatto e topo in società

Gatto e topo in società: fiaba dei fratelli Grimm che insegna a diffidare dei furboni

Gatto e topo in società è una delle fiabe dei Grimm con la morale più vera e famosa: mai fidarsi di un furbo!
In questo caso, come vedrete, si tratta di quel furbone del gatto.
Gatto e topo in società, è un’idea che potrà mai funzionare? Due nemici naturali che collaborano per ottenere un risultato?
Il tranello è dietro l’angolo! Leggiamo la fiaba illustrata dei fratelli Grimm “Gatto e topo in società” e scopriamolo insieme.

Come tutte le fiabe illustrate di Leggimi Ancora, anche questa è riscritta in forma originale e accattivante, per incontrare l’interesse dei più piccoli ma grandi lettori.

gatto e topo in società


Gatto e topo in società

Un gatto sempre affamato, vedendo che in casa i croccantini scarseggiavano, decise di fare affari con il topo.
“Pussa via!”, gli urlò il topo, spaventato. “Con te non ci voglio parlare! Sei solo un felino mangiaroditori!”
“Ma no, ma no”, rispose il gatto con voce calma e serena, e fece al topo così tanti complimenti, così tante rassicurazioni e promesse, che quello cedette.
“Ascolta che cosa ho in mente”, spiegò allora il gatto. “Dobbiamo mettere da parte provviste per l’inverno, perché altrimenti soffriremo la fame. Se io rimarrò senza cibo, ehm, come dire… il mio cibo diventerai tu, topolino!”
Al topo si rizzarono tutti i peli per la paura.
“E allora che cosa proponi?”, gli chiese.
“Mettiamo insieme i nostri risparmi e compriamo una ciotolina di strutto. La terremo per tutto il tempo in un luogo sicuro e, quando giungerà il freddo inverno, la mangeremo tutti e due!”.

Il topo fu d’accordo e i due comprarono un pentolino di strutto molto invitante. Invece di mangiarlo subito, però, lo misero in un posto sicuro: nella chiesa del paese.

Non passò molto tempo, che al gatto venne voglia di strutto, e disse al topo: “Topolino, mia cugina ha avuto un cucciolo e vuole che io faccia da padrino al battesimo. Lasciami uscire oggi e sbriga da solo le faccende di casa”.
“Va bene”, rispose il topo.
Quella del gatto, però, era una bugia: il gatto non aveva cugine, né cuccioli a cui fare da padrino. La sua era solo una scusa per andare in chiesa.
Si avvicinò quatto quatto al pentolino di strutto e si mise a leccare. Leccò via la prima pellicola di grasso.

gatto e topo in società
Dopo di che, uscì dalla chiesa e si mise a gironzolare per il paese tutto il giorno, dormendo a pancia in su e godendosi il calore del sole.
Tornò a casa solo a sera.
“Eccoti qua”, disse il topo. “Si vede che hai passato una giornata felice! Come hanno chiamato il cucciolo?”
Pellepappata“, rispose il gatto tutto d’un fiato.
“Che strano nome…”, osservò il topo.

Poco tempo dopo al gatto tornò la voglia di strutto. Così disse al topo che sua cugina aveva avuto un altro cucciolo e lo voleva come suo padrino.
Il topo acconsentì a lasciarlo uscire e il gatto si fiondò subito in chiesa. Iniziò a leccare lo strutto e finì per divorare metà del pentolino.
Quando, a sera, rientrò a casa, il topo gli chiese: “E questo cucciolo come lo avete chiamato?”.
Mezzopappato!“, si lasciò scappare il gatto.
“Che razza di nome…”, osservò il topo. “Non esiste neanche sul calendario!”.

Ben presto al gatto tornò l’acquolina in bocca e, poichè non c’è due senza tre, disse al topo: “Devo fare di nuovo il padrino. Mi lasci andare?”
Il topo si stava insospettendo, ma alla fine acconsentì.
Il gatto sgattaiolò in chiesa, acciuffò il pentolino e divorò tutto lo strutto.
Tornò a casa che era già notte fonda, bello grasso e felice.
Il topo, stanco per tutte le faccende di casa che aveva dovuto sbrigare da solo, gli chiese che nome avessero dato al piccolo.
“Beh, non ti piacerà di certo,” disse il gatto, “si chiama Tuttopappato!”
“Davvero molto strano…”, pensò il topo, ma era troppo stanco e andò a dormire.

Da allora più nessuno chiese al gatto di fare da padrino.
Giunse l’inverno con i suoi freddi e fuori non si trovava più una briciola o un frutto da mangiare.
Il topo si ricordò della provvista di strutto e propose al gatto di andarlo a mangiare insieme, come da accordi.
Ma gatto e topo in società non sono mai un bell’affare…

gatto e topo in societàQuando giunsero in chiesa, il topo scoprì che il pentolino era vuoto e capì gli inganni di quel furbone del gatto.
Il gatto, però, aveva fame e ora che lo strutto era finito, con un balzò si avventò contro il topolino.
Quello fece appena in tempo a scappare, si infilò in un buco della parete e non si fece più vedere.
“Ecco cosa ci si guadagna a mettersi in società con gli sconosciuti e i furbi! Il doppio della fatica e ora una pancia vuota!”

Gatto e topo in società: morale della fiaba

Il gatto e il topo in società è una fiaba dei Grimm che insegna a non fidarsi mai degli sconosciuti e dei nemici.
Il bene si dimostra con i fatti, mentre spesso le belle parole servono solo ad adulare e ingannare i più ingenui.

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