La Cicala e la formica

favole illustrate
Agosto 05, 2016

La Cicala e la formica

La Cicala e la formica è una favola di Esopo e La Fontaine tra le più famose e apprezzate. Le protagoniste sono una cicala che ama cantare e una formica molto laboriosa: leggiamo!

La Cicala e la formica è una favola tratta da La Fontaine, che insegna l’importanza dell’impegno e del duro lavoro. Nella vita non si può sempre oziare, giocare e divertirsi, ma bisogna anche impegnarsi per raggiungere dei buoni risultati. 
Vi state chiedendo il motivo di tanto sforzo e fatica? Fatevelo dire dalla cicala e dalla formica!

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LA CICALA E LA FORMICA

Una leggenda narra che le cicale, un tempo, fossero uomini. Amavano cantare giorno e notte, non si sarebbero mai fermate, tanto che spesso dimenticavano perfino di mangiare o di dormire. Allora la natura trasformò questi uomini in cicale, animaletti vispi e simpatici, che cantano sempre e festeggiano il bel tempo in estate!

la cicala e la formicaUna cicala e una formica vivevano in campagna. Arrivò l’estate, le giornate erano lunghe e calde.
La cicala cantava felice per tutto il giorno, sdraiata comodamente all’ombra di un albero.

L’operosa formica, invece, lavorava per i campi, per raccogliere orzo e grano. La piccolina non aveva un attimo di riposo e metteva da parte provviste per il freddo inverno.

Vedendola così indaffarata, la cicala le chiedeva: “Cara amica formica, perché ti affatichi tanto? Goditi un po’ di riposo con me, qui all’ombra!”.

la cicala e la formica
La formica, però, le rispondeva sempre: “Avrò tempo di riposarmi quando giungerà il freddo. Tu, piuttosto, non fai provviste per l’inverno?”.
“Le farò domani!”, concludeva la cicala. Però quel “domani” non arrivava mai…

Arrivò invece l’autunno e, in men che non si dica, un inverno piovoso e freddo, che spazzò via con i suoi ghiacci ogni granello di cibo.

La cicala vagava per i campi, in cerca di qualche cosa da mettere sotto i denti. Aveva passato tutta l’estate a cantare, senza mettere da parte nulla e adesso moriva di fame.
La sua dispensa era vuota come la sua pancia, tanto che un giorno la cicala, moribonda e infreddolita, bussò alla porta della formica.

La formichina andò ad aprire e….
“AIUTO, IL MOSTRO DELLE NEVI!”, urlò spaventata.
“Ma cosa dici, non mi riconosci? Sono io, la cicala!”, rispose tremando la cicala.
La neve e il ghiaccio la ricoprivano fino alle antenne, ma la formica riconobbe l’amica scansafatiche.
“Ti prego dammi qualcosa da mangiare”, la pregò la cicala. “Appena tornerà l’estate, ti aiuterò e ti ripagherò della tua ospitalità”.

La formica, innervosita, avrebbe tanto voluto dirle: “Se tu avessi lavorato prima, invece di cantare sempre, adesso avresti tutto il cibo necessario”, ma alla fine fu mossa a compassione e fece entrare la cicala.

La rifocillò e la fece scaldare al fuoco del camino, fino a che le sue ali non furono nuovamente di un bel colorito vivo.

“Che ti serva da lezione!”, le disse la formica.
La cicala annuì, mortificata. Non avrebbe più oziato così tanto, perché aveva capito che bisogna pensare anche al futuro.
Quell’inverno lo passò a casa della generosa amica e, in cambio, la rallegrò con qualche canzoncina delle sue.


La morale della favola La cicala e la formica è che bisogna essere previdenti, pensare non solo all’oggi, ma anche al domani. A fare i fannulloni, si fa la fine della cicala!

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