Il pifferaio magico di Hamelin: storia per bambini tratta da una leggenda tedesca
Il pifferaio di Hamelin (Der Rattenfänger von Hameln, letteralmente “l’accalappiatore di ratti di Hamelin”) è una leggenda tedesca meglio nota come fiaba per bambini con il nome “Il pifferaio magico”.
Leggiamo ancora insieme la storia del pifferaio magico. Il finale è qui riadattato per la lettura dei più piccoli.
Illustrazioni di María Wernicke.
Il pifferaio magico di Hamelin
C’era una volta una città chiamata Hamelin, afflitta da una terribile sciagura: i topi avevano invaso la città e la confusione regnava sovrana.
I cittadini, ormai disperati, si recarono dal sindaco per manifestare la propria insoddisfazione. Si radunarono di fronte al municipio e chiamarono a gran voce il primo cittadino.
“Così non possiamo continuare!”, gridava un cittadino.
“I topi distruggono i raccolti”, aggiunse un altro.
“E mangiucchiano i nostri vestiti”, dissero le signore, che avevano le gonne tutte rattoppate.
Ognuno nella folla si lamentava dei danni e delle sciagure che l’invasione dei topi stava provocando in città.
Il sindaco non sapeva più cosa fare per calmare quella folla inferocita, quand’ecco che, tra le grida, si fece avanti un uomo, un forestiero mai visto prima. Indossava abiti stravaganti e attaccato alla cintura, invece della bisaccia, portava un lungo flauto.
“Lasciate fare a me”, disse. “Io ho la soluzione che salverà Hamelin dai topi”.
Tutti si ammutolirono all’istante.
“Lasciate fare a me”, ripeté lo strano personaggio, poi aggiunse: “Con il mio flauto posso incantare animali, uomini e oggetti. Porterò via i topi al suono della mia musica”.
Il sindaco, non sapendo quale altra strada scegliere, decise di fidarsi del forestiero e gli affidò l’incarico di liberare la città dai roditori invasori.
Il musicante uscì dal municipio e s’incamminò verso la piazza del paese impugnando il piffero magico. Sotto gli occhi di grandi e bambini si sedette nei pressi di una fontana di pietra ed iniziò a suonare un’allegra melodia. I topi iniziarono ad uscire dai loro nascondigli e si radunarono nei pressi del suonatore. Senza smettere di suonare, il pifferaio di Hamelin iniziò a camminare attraversando la città, dirigendosi verso un fiume poco lontano.
Quando giunse sulle rive del corso d’acqua, arrestò il proprio camminare, ma non smise di suonare.
I topi si gettarono nelle acque del fiume seguendo la melodia del pifferaio e così, in pochi minuti, la città fu liberata dai topi.
Il pifferaio tornò in città, per riscuotere il compenso del suo operato.
Il sindaco, però, in tutta risposta, gli disse: “Che cosa vuoi, forestiero? Sono io ad averti affidato l’incarico. Io ho salvato Hamelin dai topi. Ora vattene e non tornare più in città a importunarmi, o te ne pentirai!”.
“Bel ringraziamento, davvero!”, esclamò il pifferaio. “Ma in fede mia, signor sindaco, la cosa non finisce qui!”.
Il pifferaio lasciò il municipio e s’incamminò verso la piazza di Hamelin. Proprio come aveva fatto per scacciare i topi, riprese il piffero di legno e intonò una melodia diversa dalla precedente, ma altrettanto piacevole e allegra.
Tutti i bambini della città lasciarono le proprie abitazioni e si diressero verso la piazza. Il pifferaio s’incamminò verso la montagna e, al suono del suo flauto, tutti i bambini lo seguirono.
Giunto nei pressi di una grande pietra il suonatore si arrestò e modificò la propria melodia: come d’incanto la pietra si spostò e s’addentrarono tutti all’interno della montagna. Tutti tranne un bimbo di nome Jerry, più lento degli altri, che rimase fuori.
Di ritorno dalla messa, gli adulti di Hamelin si stupirono nel non vedere più i loro bambini da nessuna parte; ma tutto divenne chiaro quando trovarono un foglietto appeso alla porta della casa del sindaco:
“In cambio di un milione di topi” – diceva la nota – “Prendo centotrenta bambini di Hamelin. Firmato, il Pifferaio”.
Tra i cittadini si levò una grande confusione. Per quanto dicesse e per quanto facesse, il sindaco non riusciva a calmarli e non sapeva che pesci pigliare.
“I nostri piccoli! I nostri bambini!”, gridavano le madri.
“Sindaco, dovete far qualcosa!”.
“Il pifferaio, chiamate il pifferaio!”.
Ma il pifferaio, proprio come gli aveva ordinato il sindaco, sembrava aver lasciato la città.
Tra le urla e le lamentele di donne e uomini, si udì una voce stridula.
“Io so dove sono i bambini!”.
“Zitto bambino, non vedi che i grandi stanno parlando?”, lo apostrofò il sindaco.
Poi, dopo un attimo di stupore generale, gli adulti si resero conto che quello era Jerry, uno dei centotrenta bambini scomparsi.
“I bambini sono intrappolati dietro una grande roccia”, spiegò Jerry. “Sindaco, dovete chiedere scusa al pifferaio di Hamelin e lui la sposterà al suono del suo flauto!”.
“Sì, chiedete scusa!”, urlarono a gran voce i cittadini.
“Chiediamo scusa! Chiediamo scusa!”.
“Chiedo scusa! Chiedo scusa!”, piagnucolò il sindaco.
“Scuse accettate!”, esclamò all’improvviso una voce che sembrava provenire dal cielo. Tutti gli abitanti guardarono verso l’alto e videro, in equilibrio su un tetto, lo strano pifferaio, con i suoi vestiti stravaganti e il flauto appeso alla cintura, al posto della bisaccia.
“Ringraziate il buon cuore del vostro bambino!”, disse.
“Lo faremo, giuriamo! Vi preghiamo, riportateci i nostri bambini”.
Così il pifferaio intonò nuovamente la precedente melodia, però alla rovescia: la roccia si spostò, i bambini uscirono e, tutti camminando all’indietro, ritornarono ad Hamelin.
Che gioia! Che festa!
Ci furono doppi festeggiamenti, per la cacciata dei topi e per il ritorno dei bambini, e il magico pifferaio di Hamelin ricevette la sua ricompensa dal sindaco pentito.
Dopo quel giorno, nessuno lo vide mai più.
Leggi ancora il pifferaio magico di Hamelin
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